Dossier n. 8/1991 - Educazione alimentare e tutela del consumatore. Seminario regionale Bologna 1-2 marzo 1990
- Descrizione/Abstract:
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1. Premessa
Uno dei temi fondamentali, su cui occorre promuovere il confronto per costruire una prospettiva di sostanziale miglioramento della qualità della vita, è indubbiamente rappresentato da una corretta alimentazione.
La competenza e l´esperienza dei presenti, in gran parte addetti ai lavori, consente di dare assolutamente per scontato il rilievo e la centralità che un tema come questo assume per chi, come noi, da decenni si batte - a livello istituzionale, sociale e culturale - per una effettiva, diffusa, attiva tutela della salute dei cittadini.
Ecco dunque l´importanza di un Seminario come questo; un seminario che, ponendosi programmaticamente l´obiettivo di realizzare un confronto sui problemi di una corretta alimentazione in tutte le sue valenze, ne assume tuttavia in modo particolare un aspetto specifico, come oggetto di studio e di approfondimento:quello educativo e di tutela igienico-sanitaria, del cittadino, del produttore, del consumatore.
Un terreno, quello che abbiamo selettivamente individuato, che riguarda prioritariamente le iniziative di tipo informativo, educativo, promozionale volte ad estendere l´effettivo diritto dei cittadini ad una alimentazione adeguata, sicura, razionale.
L´obiettivo generale che ci prefìggiamo è di duplice natura. Da una parte quello di meglio focalizzare e integrare fra loro concrete azioni di governo a livello regionale e locale volte a fare dell´educazione alimentare un grande tema di cultura diffusa; dall´altra parte, quello di accrescere la potenzialità effettiva degli interventi di prevenzione per rimuovere i rischi cui sono esposti i cittadini. Ciò ben sapendo che una strategia complessiva di tutela della salute non può esaurirsi in questo, ma che la prevenzione rimane tuttavia il momento fondamentale su cui operare per produrre "cambiamento".
In questi anni esteso ed efficace è stato l´impegno della Regione e degli Enti locali per l´educazione sanitaria dei cittadini; un impegno costante che si è esplicato non solo in provvedimenti (legislativi, amministrativi, finanziari) volti a qualificare l´intervento delle USL, ma altresì in diffuse iniziative di promozione e di sostegno di specifici Piani mirati nel settore dell´igiene ambientale e alimentare.
Nel corso del 1° Piano sanitario regionale sono state in particolare realizzate concrete azioni volte al potenziamento ed alla qualificazione delle USL, per una più estesa ed efficace organizzazione di iniziative volte al miglioramento dell´informazione dei cittadini nei settori che più direttamente e quotidianamente investono la collettività, come quello dell´igiene alimentare.
Si è trattato di uno sforzo che ha contribuito ad estendere la capacità di iniziativa e di partecipazione, nonché una migliore consapevolezza dei cittadini; una consapevolezza che ha favorito peraltro la crescita di un dibattito fra tutte le organizzazioni in qualche modo coinvolte nonché fra i Servizi di vigilanza delle USL.
La "Campagna straordinaria di educazione alimentare e di informazione dei consumatori" promossa dal Ministero della sanità, cui abbiamo con interesse aderito, è diventata così occasione di un ulteriore confronto fra queste varie realtà; in tale prospettiva si colloca il nostro Seminario, finalizzato esplicitamente a favorire un confronto (in termini progettuali e realizzativi) tra tutti i soggetti istituzionali e sodali impegnati in questo importante settore di intervento.
2. La funzione di coordinamento delle istituzioni
Considerata la complessità dei problemi in discussione e delle azioni poste in essere in questi anni nella nostra Regione, nei vari settori di Governo delle istituzioni (dall´Agricoltura alla Sanità, dal Commercio alla Formazione...) cercherò di tracciare, sia pure in modo sommario, le diverse azioni intraprese, delineando i principali programmi che concorrono in modo convergente a definire una strategia coordinata di interventi nel settore.
L´alimentazione, quale fattore fondamentale per assicurare la salute e la qualità della vita, negli ultimi decenni è profondamente mutata così come è mutato l´equilibrio tra alimentazione e stato di salute. Quest´ultimo è sempre più pericolosamente minacciato da interessi economici e speculativi, derivanti da un modello di sviluppo che non è certo oggetto specifico di discussione in questa occasione ma che, in campo alimentare ha generato oltre ad indiscutibili risultati, estesi e gravi guasti.
Proprio partendo dalla considerazione che un´impropria alimentazione costituisce fattore di rischio per la salute (e che quindi diventano sempre più determinanti il ruolo della prevenzione, dell´educazione alimentare e l´orientamento ai consumi), il campo dell´educazione alimentare è stato uno di quelli particolarmente curato dai vari livelli istituzionali operanti nella nostra regione. E´ stato al riguardo necessario superare le difficoltà ed i limiti ampiamente noti che provengono da un approccio culturale al problema "salute" (largamente diffuso) che lo rende oggetto di competenze quasi esclusivamente sanitarie.
Un approccio settoriale non può infatti corrispondere alle esigenze emergenti se assumiamo i principi della Carta di Ottawa (per quanto riguarda la promozione della salute) in base ai quali è prioritario conferire alle popolazione stesse i mezzi per assicurare un maggior controllo sul loro livello di salute e per migliorarlo.
Diventa essenziale allora che ciascun settore d´intervento pubblico (dall´Agricoltura al Commercio, dall´Industria, all´Istruzione, ecc.) si faccia carico, nella definizione degli interventi di propria competenza, degli aspetti relativi alla salute e alla sua tutela.
Alcune testimonianze e comunicazioni che saranno presentate nell´ambito di questo Seminario cercheranno di evidenziare questo sforzo unitario e convergente in atto nella regione.
In questa prospettiva, la Regione Emilia-Romagna ha da alcuni anni avviato la sperimentazione di iniziative di educazione sanitaria prioritariamente orientale in senso trasformativo, finalizzate ad accrescere le capacità di autotutela dei cittadini nei confronti dei rischi derivanti dall´ambiente e dagli stili di vita.
I punti di riferimento normativo che negli anni scorsi hanno creato le premesse formali e sostanziali per il lavoro che stiamo realizzando sono, per citare i principali:
- il 1° Piano sanitario regionale (1981-83);
- la legge regionale n. 34 del 1983 di delega alle Provincie delle funzioni in materia di agricoltura ed alimentazione;
- la legge regionale n. 6 del 1983 tesa a migliorare la qualità della formazione e dell´apprendimento scolastico.
Su queste basi giuridiche e grazie ad una crescente attenzione dei diversi livelli istituzionali, a livello regionale è stato possibile iniziare un rapporto con la scuola e con le altre istituzioni (Enti locali, ecc.); rapporto di collaborazione che per la globalità e complessità del problema alimentazione è necessario per sviluppare un approccio interdisciplinare e integrato tra i vari Servizi (sanitari e non) operanti a livello territoriale.
3. Il Servizio sanitario
Per quanto riguarda il settore sanitario la Regione ha in particolare avvertito l´esigenza di coordinare maggiormente questa ricca pluralità di competenze ed esperienze nella definizione di una politica-progetto per la promozione della salute, che avesse un solido orientamento programmatico e metodologico a livello regionale.
In tale prospettiva l´educazione alla salute è divenuta progressivamente elemento comune e unificante che trascende l´attività dei singoli Servizi salutari, per divenire elemento caratterizzante dei diversi obiettivi prioritari definiti dalla programmazione regionale, "costringendo" tutti i Servizi a muoversi verso prassi operative di tipo multidisciplinare.
Non esistono ormai situazioni di rischio collegate ad un unico fattore. Oggi occorre invece la consapevolezza della loro multifattorialità, del ruolo delle istituzioni, ma anche dei limiti del loro intervento se non collegato a forme estese di partecipazione attiva dei cittadini.
Il 2° Piano sanitario regionale definisce al riguardo una più precisa strategia di intervento, individuando strumenti, anche di tipo organizzativo, per raccordare gli interventi all´interno delle USL e per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini. La rete dei Coordinamenti tra i servizi per l´educazione sanitaria - CSES - è una prima realizzazione concreta dell´impegno ad andare nella direzione suddetta.
Sul versante igienico-sanitario, l´iniziativa della Regione per garantire la tutela dei cittadini si è rivolta soprattutto a realizzare una maggiore integrazione delle funzioni di tipo ispettivo e di vigilanza nell´ambito della più complessiva attività di prevenzione e di educazione alla salute.
In questo contesto si è andato affermando un notevole impegno delle USL nelle attività di informazione e di formazione (quest´ultima a livello degli operatori dei Servizi).
Le strutture territoriali delle USL svolgono così sempre più i loro compiti istituzionali orientandosi verso una tutela attiva della salute del cittadino avvalendosi del supporto metodologico e coordinativo dei CSES, che costituiscono una originale soluzione tecnico-organizzativa della nostra regione nella direzione dell´integrazione operativa dei Servizi.
4. Gli altri decisivi settori d´intervento
L´Assessorato alla sanità non è stato ovviamente l´unico ad essere impegnato nel settore, ma ha trovato interlocutori importanti anche in altri settori importanti dell´Istituzione Regione e degli Enti locali.
In particolare, l´Assessorato agricoltura e alimentazione, in armonia con le indicazioni della CEE ed in attuazione della legge di delega delle competenze alle Province, sta sviluppando un programma inter-istituzionale, che ha come obiettivo centrale quello di contribuire alla formazione di una coscienza critica dei cittadini nelle scelte alimentari.
In questa direzione si muovono le linee operative per l´orientamento ai consumi e l´educazione alimentare predisposte lo scorso anno.
L´obiettivo primario del progetto si concretizza nel definire gli ambiti e le linee programmatiche di riferimento per il coordinamento delle competenze indirizzando l´uso delle risorse, superando la frantumazione degli interventi ed esprimendo una predsa strategia integrata in un ambito territoriale definito.
Ciò è di particolare importanza se si pensa che l´abbattimento delle barriere doganali del ´92 determinerà ulteriori modificazioni nel mercato e nella domanda dei consumatori.
In tale prospettiva un´efficace educazione alimentare e un costante orientamento ai consumi (unitamente alla qualità dei prodotti) possono rappresentare sia elemento di garanzia del mercato interno ed esterno, che una reale autotutela del cittadino nei confronti della propria salute.
La realizzazione di un obiettivo così impegnativo passa attraverso diversi livelli di formazione/informazione ed educazione alimentare che trovano un naturale momento di integrazione con quanto promosso dal settore sanitario per la promozione della salute.
Un grosso sforzo è dunque in atto da parte della Regione nel definire una linea metodologica per la programmazione degli interventi che sia valida non solo per la realizzazione dei propri compiti e fini istituzionali, ma che possa anche costituire un modello di riferimento preciso anche per le realtà territoriali più decentrate.
L´altro elemento caratterizzante l´attività regionale nel settore agricolo riguarda, oltre all´orientamento ai consumi, un aspetto particolarmente impegnativo, quale la valorizzazione e il controllo della genuinità dei prodotti alimentari.
Garantire la genuinità dei prodotti è una esigenza che da diverse parti (sia dai produttori che dalle associazioni dei consumatori) viene riproposto con particolare forza.
In questo senso la lotta integrata come alternativa all´uso massiccio e all´abuso dei fitofarmaci è stata assunta dalla Regione come punto qualificante l´attività di questi ultimi anni. La lotta integrata è stata inserita all´interno dei programmi di sperimentazione e ricerca e ampio sostegno viene dato alle iniziative che privilegiano la produzione ed il consumo dei prodotti provenienti dalla coltura biologica ed integrata.
Per dare un´idea sommaria dell´estensione del Progetto regionale di lotta integrata ricordo che nel 1988 oltre 16.000 ettari sono stati interessati nel settore fruttivinicolo per complessive 3.800 aziende e che il 18% del prodotto agricolo regionale è ottenuto mediante lotta integrata.
Anche in questa dimensione si valorizza un rapporto positivo con il mondo della produzione alimentare, per il ruolo che potrà svolgere nella formazione di una diversa consapevolezza dei cittadini.
Analoga attenzione è stata posta a tutta la rete delle Associazioni di difesa dei consumatori, nel tentativo di costruire un progetto comune.
In sintesi l´impegno della Regione nel settore agricolo è stato orientato soprattutto verso l´educazione ai consumi alimentari e la ricerca di nuovi standard qualità/prodotti, collocandosi all´interno di una politica complessiva di orientamento al consumo ed educazione nutrizionale.
Oltre all´Assessorato all´agricoltura, un contributo ulteriore, anch´esso in linea con le disposizioni della CEE, è in atto da parte dell´Assessorato al turismo e commercio che, tra l´altro, intende qualificare e orientare i consumi attraverso una proposta di legge per la tutela dei consumatori.
L´orientamento del progetto di legge (che sarà presentato analiticamente nel pomeriggio) riguarda essenzialmente la promozione e la conseguente divulgazione del raggiungimento di intese di autodisciplina da parte dei produttori e dei distributori di beni e servizi e l´erogazione, al fine di promuovere lo sviluppo dell´associazionismo, di contributi alle associazioni ambientaliste.
Superando una impostazione inizialmente attestata sulla creazione di una "Consulta regionale per l´orientamento dei consumi" (rivelatesi organismo pletorico e poco efficace) si sta ora impostando un´azione programmatica nuova, i cui elementi qualificanti sono:
- un´efficace protezione contro i rischi per la salute e, al tempo stesso, contro i rischi che possono nuocere agli interessi economici degli utenti;
- la promozione di iniziative di educazione e di formazione del consumatore orientate alla costruzione di un nuovo e più razionale rapporto con la produzione e la distribuzione;
- l´incentivazione alla costituzione di uffici comunali per la tutela dei consumatori e degli utenti.
Per quanto attiene alla tutela degli interessi dei consumatori segnaliamo infine che, nell´ambito della LR n. 22 del 1982 relativa all´esercizio delle funzioni dei "Comitati provinciali prezzi", è previsto che Regione e Province possano, ai fini dell´analisi della dinamica dei prezzi, fare ricorso alla collaborazione di Istituti, Enti, Università o loro strutture organizzative interne, od esperti dotati di specifiche qualificazioni tecnicoscientifiche.
In tale ambito è stata attivata tra l´altro, dal 1° agosto 1989, all´interno del "progetto regionale Agrivideotel", la puntuale trasmissione della quotazione giornaliera dei prezzi praticati sul mercato ortofrutticolo all´ingrosso di Bologna con l´intendimento di ampliare tale servizio, nel 1990, ai mercati ortofrutticoli di Cesena, Rimini, Ferrara, Vignola e Forlì.
Il nostro impegno in campo ambientale è strettamente legato al problema alimentare: si pensi al problema dei fitofarmaci. Di proposito non si affronta in questa sede una simile problematica per la sua complessità, ma è bene sottolineare l´impegno della Regione specie nei momenti di notevole difficoltà ed emergenza, sul problema ambientale; impegno che è stato assunto come dato strutturale della propria azione legislativa e promozionale, di concorso e, in taluni casi, di supplenza alla programmazione nazionale.
In questo ambito, soprattutto nella convinzione che l´Educazione sanitaria possa essere praticata con successo anche per la promozione di comportamenti individuali più corretti verso l´ambiente, oc corre ribadire un principio di fondo: in una situazione in cui i fattori di rischio ambientali sono diffusi, complessi e in rapidissima evoluzione, l´intervento di vigilanza e di controllo della pubblica amministrazione non potrà mai tutelare appieno la salute collettiva se la popolazione non verrà posta in condizioni di esercitare coscienti e diffuse forme di autodifesa.
5. Il rapporto con la scuola
L´educazione sanitaria deve contribuire a trasformare il cittadino da oggetto a soggetto attivo nella promozione alla salute. A tal fine il mondo della scuola deve sempre più divenire il primo interlocutore delle attività regionali, sia a livello informativo che formativo, in quanto punto d´incontro di soggettività ed esperienze diverse, di possibilità di attuazione della prevenzione. E´ necessario infatti dai primi livelli dell´istruzione, dotare i ragazzi degli strumenti idonei a renderli cittadini informati, consapevoli delle proprie scelte, critici e primi promotori della salute.
In questi anni, in effetti, si è assistito ad uno sviluppo costante delle iniziative di educazione alimentare con i ragazzi delle scuole. A questo riguardo anche la proposta di legge regionale sulla tutela dei diritti dei consumatori, favorisce, d´intesa con le autorità scolastiche, la realizzazione di corsi per giovani in età scolare, l´attività di formazione degli insegnanti, nonché l´educazione permanente.
L´attualità sempre crescente della problematica alimentare ha fatto sì che anche l´art. 5 della legge regionale 6/83 sul diritto allo studio relativo all´educazione degli adulti sia diventato una possibile fonte di risorse per gli enti sociali interessati all´organizzazione diretta di interventi formativi e di sostegno delle attività svolte da associazioni ed enti privati nel settore.
Molte scuole della regione, attraverso un coordinamento provinciale, hanno usufruito di finanziamenti finalizzati per sviluppare progetti poliennali con particolare riferimento ai temi scuola-ambiente, scuola-nuove tecnologie.
L´educazione sanitaria dovrà utilmente rientrare anche all´interno dei programmi di formazione e di aggiornament o degli operator i delle diverse categorie professionali ed in particolare degli operatori socio-sanitari e scolastici.
Se l´impegno e le attività regionali sono stati e saranno prioritariamente indirizzati alla tutela dei cittadini, occorre però operare perché anche a livello nazionale e sovranazionale venga affrontata adeguatamente la questione sull´informazione ed educazione del consumatore; problema che da ben quindici anni è stato evidenziato nell´ambito programmatico della CEE, con particolare riguardo alla fascia giovanile, ma che non è stata tradotta ancora oggi in coerenti, visibili ed efficaci interventi di governo e di programmazione.
Inoltre, sempre per quanto concerne il nuovo quadro comunitario, occorrerà con tempestività provvedere al recepimento in Italia della direttiva del 14 giugno 1989, concernente le modalità di controllo ufficiale dei prodotti alimentari e riguardante, tra l´altro, la formulazione di norme di qualità comunitarie per i laboratori destinati al controllo.
Anche sotto questo profilo il Seminario può essere un´occasione, oltre che per valutare quanto fatto in passato, per gettare le basi di future iniziative da intraprendere sia a livello regionale che nazionale.
6. Obiettivi programmatici comuni
Diverse ed articolate nei vari settori d´intervento sono dunque le azioni intraprese dalla Regione e dagli Enti locali. Diversi gli interlocutori: dalla scuola ai produttori, alle Associazioni dei consumatori, alle organizzazioni ambientaliste e del tempo libero, a gruppi di popolazione a maggior rischio, agli operatori sanitari, ai cittadini più in generale.
Ora tuttavia, sulla base dei risultati, ma anche dei limiti che la nostra azione ha incontrato, occorre fare un salto di qualità in avanti, qualificando maggiormente l´intervento pubblico nel settore, puntando su quattro linee fondamentali di lavoro.
- In primo luogo su un ulteriore e più efficace sviluppo delle forme collaborative - non solo infraregionali - con tutti gli organismi interessati operanti nel settore, nella prospettiva di realizzare un generale coordinamento delle azioni da intraprendere, senza commistione di ruoli, ma con lo scopo di conseguire più ampie sinergie, m questo ambito, tra l´altro, un più stretto e proficuo rapporto collaborativo va stabilito con gli Istituti universitari e tutti i centri e gli organismi che in questo campo fanno ricerca e formazione. In questa direzione si muove - con evidenza - l´iniziativa di queste due giornate.
- In secondo luogo occorre rendere più stretto, ma anche più visibile, il rapporto tra iniziative e attività di tipo preventivo ed educativo, con quelle più propriamente di vigilanza e controllo, pur sempre rivolte alla tutela della salute dei consumatori.
L´impegno della Regione in questo campo è già oggi ampio, ma occorre estenderlo ulteriormente e qualificarlo.
Siamo convinti che sia un diritto/dovere delle Istituzioni (ai diversi livelli dell´Amministrazione pubblica) porre in essere ogni possibile attività di controllo e vigilanza idonea a tutelare la qualità dei prodotti. Per questo abbiamo previsto, nell´ambito del 2° Piano sanitario regionale approvato recentemente, uno specifico piano pluriennale di prevenzione sull´igiene degli alimenti e delle bevande, volto a potenziare e meglio finalizzare le attività delle USL nel settore della vigilanza. Questa è la strada per rendere esteso ed efficace l´intervento pubblico per il controllo del settore e semmai duole ricordare come, a livello nazionale, una proposta delle Regioni di inserire nel 1° Piano sanitario nazionale un´apposita azione programmata in materia di igiene alimentare è rimasta almeno fino ad oggi senza concrete risposte.
Si è scelta invece la strada degli interventi "spettacolari", ma estemporanei e privi di valore strategico, dei NAS. Interventi che, al di là dei presunti risultati ottenuti, sono nella qualità oltre che nella quantità assolutamente non comparabili a quelli ordinariamente svolti dai Servizi di igiene pubblica delle USL. Basti pensare, solo per considerare alcuni dati del 1987 che nel settore alimentare sono stati prelevati arca 20.000 campioni ed eseguite 54.000 infrazioni verbalizzate dagli operatori dei Servizi di igiene pubblica della nostra regione. Il secondo obiettivo è dunque quello di potenziare le funzioni di controllo sull´igiene degli alimenti e delle bevande, integrando sempre più dette funzioni con la più complessiva attività di vigilanza e controllo delle USL. - In terzo luogo ci poniamo l´obiettivo di rendere più selettivo e mirato il nostro intervento.
Non possiamo cioè intervenire - come si dice - "a pioggia" contemporaneamente su tutti gli aspetti connessi ad una corretta educazione sanitaria e alimentare, con il rischio di disperdere le risorse - peraltro limitate - disponibili. Occorre a questo riguardo partire dalla constatazione, assolutamente ovvia ma spesso disattesa nei comportamenti concreti, che i problemi di nocività ambientale e alimentare, fra loro fortemente interconnessi, non sono tutti della stessa gravita, estensione, prevenibilità e che come tali vanno affrontati.
Anche in questo campo quindi programmare deve significare individuare precise priorità su cui orientare le risorse e misurare l´efficacia del lavoro svolto con specifici indicatori di risultato, ancor oggi quasi sempre assenti nei concreti comportamenti delle pubbliche amministrazioni. E´ questa la linea prospettiva tracciata con chiarezza e determinazione dal 2° Piano sanitario regionale nel cui ambito sono indicati alcuni settori prioritari d´intervento e alcuni primi indicatori di attività.
Il terzo obiettivo è dunque quello di fare della programmazione selettiva delle priorità un metodo ordinario di scelta e di lavoro. - Infine, il quarto obiettivo fondamentale che ci poniamo, a partire dal ruolo specifico delle Istituzioni e dei Servizi preposti, è quello di estendere i livelli di partecipazione, quale condizione non sufficiente, ma necessaria per raggiungere stabili, non effimeri risultati in termini di prevenzione.
7. Quale educazione sanitaria?
A proposito degli aspetti più propriamente educativi, formativi, pedagogici va sottolineato un carattere fondamentale e distintivo della nostra iniziativa nel settore dell´educazione sanitaria in generale ed alimentare in particolare.
Un carattere che pone al tempo stesso una questione di metodo e una di prospettiva politico-istituzionale, che servono a meglio inscrivere la nostra azione educativa nel settore, in un ambito culturale e strategico generale.
E´ nostra convinzione che in un concreto svolgimento delle attività di educazione alla salute, occorra perseguire l´obiettivo di un armonico ed equilibrato intreccio dei contenuti specificatamente informativi volti cioè ad arricchire le conoscenze e quindi anche a "condizionare" i comportamenti collettivi ed individuali nella direzione di obiettivi prefissati, con quelli propriamente educativi.
A proposito di questi ultimi, convinti, come siamo, che il processo educativo sia esso stesso un fine, occorrerà procedere con metodologie didattiche e con criteri valutativi fortemente caratterizzati dall´apporto interdisciplinare di diverse competenze professionali.
Ciò nella consapevolezza che anche il momento della valutazione dell´efficacia degli interventi (indispensabili per misurare, correggere e controllare l´attività svolta) non potrà assumere riduttivamente l´orizzonte del mutamento specifico di comportamenti - individuali e collettivi - di esclusivo interesse igienico-sanitario.
Anche nel momento valutativo occorre cioè misurarsi con la questione pedagogica di fondo del complessivo livello di consapevolezza dei problemi, della capacità critica degli "uomini" di leggere, di giudicare i fatti e le situazioni, della crescita - in buona sostanza - di un processo educativo volto ad estendere i confini dell´autonoma conoscenza e valutazione dei problemi.
Solo in tal modo le iniziative intraprese anche nel settore dell´educazione alimentare potranno raggiungere stabili ed efficaci risultati, idonei a moltiplicare - in modo formale ed informale - le occasioni di apprendimento e di far crescere l´educazione alla salute come cultura diffusa.
Una tale prospettiva comporta una piena mobilitazione dei molteplici strumenti delle cosiddette scienze dell´uomo (a partire dalla scienza dell´educazione) e non può certo limitarsi ad una riduttiva trasmissione di messaggi di tipo igienico-sanitario, con l´attesa di suscitare improbabili mutamenti - rilevanti e permanenti nei comportamenti.
Soprattutto nel momento in cui i problemi della tutela della salute sono più che mai connessi alla possibilità di incidere sulle crescenti e diffuse fonti di nocività intrinseche al nostro modello di sviluppo (fonti ambientali e fonti sodali), occorre impostare un´attività educativa profondamente innovata.
Un´attività educativa che, non rinunciando a perseguire specifici obiettivi di informazione fruibile e pertinente, si ponga più ambiziosamente in una strategia di approccio globale ai problemi della salute, con le loro interdipendenze sistemiche che invadono inevitabilmente il terreno delle grandi opzioni sodali, cultu rali ed economiche della nostra epoca.
Tale obiettivo può essere perseguito ponendo mano ad iniziate educative da realizzarsi fin dai livelli più elementari del processo formativo, a partire dalle sedi istituzionali (in primo luogo la scuola) in cui si realizza l´apprendimento.
Quando parliamo di educazione alla salute - pare cosa ovvia ma giova forse ricordarlo - dobbiamo infatti essere pienamente consapevoli che, pur trattando di problemi di contenuto sanitario, igienico, e alimentare, siamo pienamente nell´ambito di un´area di riflessione e di azione tipicamente pedagogica.
Da tale considerazione - forse lapalissiana - dobbiamo tuttavia trarre una serie di conseguenze di carattere teorico e pratico che direttamente afferiscono alle finalità, agli strumenti, ai metodi propri delle scienze dell´educazione.
Occorre allora non dimenticare, anche nel momento in cui l´oggetto del nostro impegno specifico riguarda l´educazione alimentare, che, se educare significa allargare il raggio dell´esperienza, promuovere un sempre nuovo sviluppo critico, allora il fine dell´educazione è lo stesso processo dell´esperienza liberata incessantemente da ogni remora e ostacolo.
Tale orizzonte culturale che, pur risalendo all´inizio del secolo, costituisce tuttora una delle coordinate fondamentali della moderna teoria dell´educazione, ci porta inevitabilmente, anche in quel particolare settore che è l´educazione sanitaria a non intendere riduttivamente l´intervento educativo come finalizzato a realizzare obiettivi predeterminati, ma a valorizzare il carattere processuale dell´attività formativa, concepita come ricostruzione continua dell´esperienza in una prospettiva culturale secondo cui il processo e il fine dell´educazione tendono a sovrapporsi.
Assumere rigidamente finalità tutte esterne all´educazione equivarebbe infatti a privareil processo educativo di gran parte del suo significato e della sua potenzialità.
Molte implicazioni (di ordine programmatorio, operativo, organizzativo) scaturiscono da una simile impostazione metodologica! Un´impostazione che, senza rinunciare a perseguire obiettivi di salute predeterminati, pone il "processo", il "processo educativo", come campo fondamentale del nostro lavoro.
Complesso ma determinante è l´intreccio, nella concreta operatività dei Servizi, di funzioni educative formali ed informali, esplicite ed implicite, tese a valorizzare il processo ovvero a privilegiare il raggiungimento di risultati specifici predeterminati.
Un intreccio complesso ma, appunto, determinante, sia sul piano della programmazione degli interventi che degli stessi indicatori utili a valutare l´efficacia del nostro lavoro.Proviamo allora a riflettere sulla concreta possibilità di determinare arricchimenti profondi dei livelli di conoscenza, di comprensione, di cultura diffusa, operando in modo coordinato a tutto campo, con tutti gli strumenti propri della scienza dell´educazione, oltreché con i sempre più sofisticati strumenti dell´informazione e della comunicazione di massa.
- Data di pubblicazione:
- 01/08/1991
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