Dossier n. 57/2001 - Esclusione sociale. Rapporto tecnico per la definizione di obiettivi e strategie per la salute
- Descrizione/Abstract:
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STAMPA ESAURITA
Quali e quanti sono
Cittadini stranieri immigrati
- 1.250.214 immigrati in Italia al 31/12/1998 (+60% variazione 1990-1998); in Emilia-Romagna 83.066.
- Stima di 100.000 di cui extra-UE 89,7%, donne 42,9%.
- 19.008 istanze di regolarizzazione (4,7 sul totale degli stranieri %).
- Flussi diversi nel tempo, etnia e spazio; 110 nazioni di provenienza.
- Flussi inizialmente maschili, con il passare del tempo aumenta la componente femminile e la presenza di bambini (molti nati in Italia).
- Estrema mobilità interna ed esterna (CE, stagionali, nord africani, ...).
- Diversa titolarità di presenza (regolari, irregolari, clandestini).
- L’83,9% dei permessi di soggiorno è per lavoro e per famiglia (nel 1990 erano il 61,8%).
Persone che si prostituiscono
- Da 18.800 a 25.100 presenze stimate nel 1998 in Italia (di cui 2.200 minorenni e per l’80% immigrate/i irregolari).
- 350-570 presenze stimate in Emilia-Romagna (80-95% straniere/i).
Area di esecuzione penale
- 52.363 presenze nelle carceri italiane al 31/12/1998.
- Turnover di 9.000 detenuti e 2.870 presenti al dicembre 1998 in Emilia-Romagna.
- Una quota ulteriore (circa 1.500 soggetti), pari al 50% dei reclusi, sconta la pena in extra-muraria.
- Turnover di 468 minori l’anno nel carcere minorile regionale di Bologna.
- Presenza quotidiana: 30-35 minori (54,9% italiani; 16,5% nomadi; 28,6% stranieri).
- Permanenza media di 44 giorni.
Povertà e disagio sociale
- Nel 1998 il 16,7% delle famiglie (2.558.000) viveva sotto la soglia di povertà (7.423.000 individui).
- 2.000.000 circa di bambini e ragazzi vivevano in queste famiglie.
- Più di un milione di anziani nel 1996 era sotto la soglia di povertà.
- Quasi 400.000 madri nel 1993 vivevano sole con figli a carico.
- 2.837.000 disoccupati dei quali 1.937.000 disoccupati di lunga durata nel 1998.
Le comunità zingare
- 110.000 zingari stimati in Italia nel 1998 (70.000 italiani; 40.000 stranieri) pari allo 0,7% della popolazione.
- 1.851 zingari presenti in Emilia-Romagna nel 1998 (a Bologna 588); 48,6% donne; 71,3% sotto i 30 anni.
I fattori di rischio per la salute
- Mancanza di lavoro e di reddito, sottoccupazione o precarietà occupazionale (scarsa tutela, professioni e condizioni lavorative rischiose, scarsamente o affatto tutelate).
- Assenza di alloggio e inadeguatezza alloggiativa (sovraffollamento, carenze igieniche).
- Assenza di supporto familiare e sociale.
- Clima rigido o diverso.
- Apporto alimentare (sbilanciato, insufficiente).
- Abitudini voluttuarie (fumo, alcool, tossicodipendenza).
- Discriminazione razziale.
- Difficoltà nell’accesso ai Servizi sanitari.
- Malessere psicologico legato alla condizione di esclusione (isolamento, nostalgia, sradicamento, lontananza dagli affetti, fallimento del progetto migratorio).
- Irregolarità giuridica, rischio di devianza (microcriminalità).
Le diverse fragilità si accumulano e si potenziano reciprocamente nel passaggio da una esclusione circoscritta a un solo aspetto a un vero processo di segregazione.
Di solito ogni singolo soggetto può presentare contemporaneamente più di una problematica: storie di disoccupazione, violenza, reclusione, malattia mentale, dipendenza da droghe o da alcool, handicap, clandestinità.
Le aree critiche
- Condizioni fisiologiche
Gravidanza e ambito materno-infantile;
fortemente incidenti nei CSI e differenziate dalla popolazione residente in molte caratteristiche. - Condizioni patologiche
Malattie infettive e parassitarie (TBC, AIDS, MST), traumi e infortuni, disagio psichico e abusi;
a bassa consistenza numerica, ma importanti per la scarsa preparazione e dimestichezza dell’operatore sanitario nel gestire terapie, rapporti, stati d’animo, condizioni sociali e relazioni inconsuete. - Condizioni sociali
Mancanza di abitazione e famiglia, clandestinità, disoccupazione, prostituzione e detenzione;
fortemente incidenti e spesso associate alle condizioni precedenti, divengono vere e proprie noxae patogene. - Fattori culturali
Scarso valore attribuito alla tutela della salute, diversi sistemi biomedici di riferimento, sotto-utilizzo delle strutture sanitarie territoriali per scarsa attenzione alla medicina generale e preventiva, conseguente uso improprio del Pronto Soccorso e del ricovero ospedaliero. - Fattori relativi ai servizi
Difficoltà di accesso (sussistenza, consapevolezza ed effettivo esercizio), carenze comunicative (linguistiche e culturali), burocrazia.
Perché occuparsene
I gruppi socio-economici più disagiati hanno un rischio di ospedalizzazione ordinaria più elevato del 50% della popolazione generale, spiegato dal diverso stato di salute e da un’assistenza ambulatoriale inadeguata. Sono più frequentemente sottoposti a interventi chirurgici evitabili (appendicectomia, tonsillectomia, isterectomia) perché sono più vulnerabili all’offerta di prestazioni inappropriate.
Per quasi tutte le cause di morte, in particolare per quelle associate a stili di vita insalubri (tumore del polmone, cirrosi), a lunghe esperienze di povertà e svantaggio sociale (malattie respiratorie e tumore dello stomaco), al disagio sociale (suicidi, morti droga-correlate), alle difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria (morti evitabili), si osserva che la mortalità cresce in ragione inversa delle risorse sociali di cui gli individui dispongono.
È dimostrata una riduzione significativa della speranza di vita media, con profili di mortalità particolarmente sfavorevoli per i fruitori di intervento economico del servizio sociale.
Le politiche di contrasto delle disuguaglianze nella salute e sistema sanitario
- Esercitare un ruolo di advocacy.
- Effettuare il monitoraggio e la correzione delle disuguaglianze di accesso alle cure appropriate, sicure e tempestive.
- Finalizzare le attività di promozione della salute alla correzione delle disuguaglianze nella salute.
- Sviluppare politiche sanitarie integrate.
- Riorientare i servizi alle esigenze e priorità locali.
- Privilegiare la formazione del personale.
Il Gruppo di lavoro continuerà il suo lavoro per:
- aggiornare i dati al dicembre 1999 (oggi ancora non è possibile per tutti i target);
- definire alcuni indicatori essenziali per monitorare l’andamento dell’applicazione dei piani;
- verificare i ritorni sugli indicatori forniti dalle Aziende all’Assessorato, cioè monitorare non solo l’applicazione, ma anche i risultati conseguiti;
- costituire un punto di riferimento al quale rivolgersi per: migliorare la comprensione e le conoscenze sui contenuti del documento, ricevere la bibliografia citata, acquisire informazioni su eventuali altre esperienze applicative, per la progettazione, per elaborare azioni e strumenti mirati;
- formulare proposte condivisibili relative all’applicazione della Circolare ministeriale del 18/4/2000;
- organizzare eventuali incontri di condivisione/formazione bench-marking sugli esclusi.
- Data di pubblicazione:
- 20/05/2001
- Tipo di pubblicazione:
- rapporti, linee guida, documenti tecnici
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