Dossier n. 96/2004 - Il lavoro a tempo parziale nel Sistema sanitario dell'Emilia-Romagna

Descrizione/Abstract:

Il Progetto “Contratti e innovazioni organizzative” si è proposto di prendere in esame le innovazioni nella disciplina del rapporto di lavoro degli operatori del Servizio sanitario nazionale introdotte dal CCNL Sanità Area comparto e dalla normativa sul part time nelle Pubbliche amministrazioni, con lo scopo non solo di elaborare ipotesi organizzative idonee a facilitarne l’impatto con l’assetto e l’organizzazione dei servizi, ma di individuare anche le potenzialità positive per governarne l’introduzione piuttosto che subirne passivamente gli effetti. Il programma triennale di ricerca coordinato dall’Agenzia sanitaria regionale dell’Emilia-Romagna ha riguardato nello specifico i rapporti di lavoro a tempo parziale, la flessibilità degli orari di lavoro, alcune modalità di selezione e reclutamento del personale e la possibilità di stipula di contratti di formazione e lavoro.

L’attività del gruppo di lavoro ha preso le mosse da un dato evidente: nel lavoro pubblico, il tempo parziale è stato introdotto non tanto per allargare la base occupazionale quanto per raggiungere due scopi di tipo utilitaristico:

  • rendere compatibile una seconda attività lavorativa,
  • ridurre i costi del personale.

Questo ha determinato il riconoscimento per il lavoratore pubblico di un vero e proprio diritto alla trasformazione automatica del rapporto da tempo pieno a tempo parziale, fatta salva per il datore di lavoro la sola possibilità del differimento quando si crei un grave pregiudizio alla funzionalità dei servizi.

Il vero problema provocato dall’introduzione della nuova disciplina e dalla conseguente diffusione del part time è costituito - soprattutto nei servizi sanitari - dall’impatto sull’organizzazione del lavoro e dalla necessità di individuare risposte organizzative che, senza ostacolarne la diffusione, ne consentano il governo in modo da evitare ripercussioni negative sull’efficienza e sulla qualità dei servizi e conseguenze a carico dei singoli e della collettività nonché degli stessi lavoratori.

Il Progetto non ha inteso quindi ostacolare la diffusione del part time, ma anzi si è posto un obiettivo più ambizioso: prendendo atto del rilievo che il lavoro delle persone assume nella produzione di prestazioni e servizi sanitari e socio-sanitari, della necessità di evitare arretramenti nei livelli assistenziali assicurati (e anzi di favorirne il miglioramento) e, d’altra parte, della prevista espansione dei rapporti di lavoro a tempo parziale, si è trattato di verificare quali soluzioni organizzative potessero essere individuate e sperimentate, per passare da un atteggiamento passivo a un approccio costruttivo nei confronti di tale innovazione.

Nel corso del triennio l’attività di ricerca è stata resa possibile grazie alla collaborazione di alcune Aziende sanitarie [Aziende USL di Piacenza, Modena, Città di Bologna, Ferrara, Cesena e Rimini] della regione che hanno affiancato l’Agenzia sanitaria regionale, titolare del progetto e del suo coordinamento, e la Direzione generale Sanità e Politiche sociali.

L’attività di ricerca del gruppo di lavoro si è articolata in tre fasi successive, distinte ma al contempo strettamente correlate fra loro:

  • I fase - anno 2001: finalizzata a tracciare un quadro generale che evidenziasse non solo il grado di diffusione del part time nelle Aziende sanitarie della regione ma anche gli aspetti critici riscontrati in sede di attivazione di tale istituto contrattuale;
  • II fase - anno 2002: dedicata all’analisi approfondita e all’elaborazione statistica dei dati e del materiale raccolto nella fase precedente;
  • III fase - anno 2003: orientata a sviluppare gli aspetti risultati maggiormente critici, soprattutto in termini di impatto del part time sull’organizzazione del lavoro, rispetto al quadro di riferimento - sia aggregato sia aziendale - tracciato nel corso del 2002.

Con il presente documento si intende fornire al lettore un quadro esauriente di questa ricerca, che può essere sintetizzato come:

  • analisi quantitativa sull’utilizzo del lavoro a tempo parziale nel SSR: dati sul part time a livello aggregato regionale, medie regionali e confronto tra le diverse Aziende rispetto all’utilizzo di questo istituto contrattuale;
  • approfondimento a livello aziendale: utilizzo del lavoro a tempo parziale in ciascuna delle Aziende sanitarie che hanno collaborato al progetto di ricerca;
  • analisi qualitativa sull’utilizzo del lavoro a tempo parziale nel SSR: risultati emersi nel corso di interviste effettuate con le Direzioni infermieristiche/assistenziali ed esperienze peculiari di alcune Aziende sanitarie della regione.

L’analisi dei principali risultati del Progetto deve necessariamente partire dal ruolo fondamentale rivestito dalla Legge 662/1996, che ha introdotto il vero e proprio diritto per il dipendente pubblico alla trasformazione del rapporto di lavoro (entro le percentuali previste e dietro semplice presentazione della domanda); questo ha infatti determinato un aumento delle domande di passaggio dall’orario a tempo pieno all’orario a tempo parziale, dalle 34 unità del 1996 alle 556 unità del 2002 (più di 16 volte tanto).

Gli aspetti che contribuiscono maggiormente a delineare un quadro generale sull’utilizzo del part time nelle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna sono i seguenti.

  • Il passaggio al part time è uno strumento utilizzato essenzialmente per conciliare l’impegno lavorativo con le esigenze della vita familiare - cura e crescita dei figli (di qui l’ipotesi degli asilo nido aziendali), assistenza ai genitori anziani - e per uscire dal turno sulle 24 ore. Spesso chi chiede il part time non desidera tanto ottenere una riduzione dell’orario settimanale (spesso ad articolazione orizzontale), quanto piuttosto vuole usufruire di un orario blindato (senza lavoro supplementare, straordinario, turni nei fine settimana o di notte).
  • In molti casi il dipendente part time è visto come un privilegiato dai colleghi di lavoro, poiché i benefici di cui può godere vanno a discapito di chi rimane a tempo pieno, soprattutto in seguito all’esclusione dei part time dalla normale turnistica e dalla pronta disponibilità. Oltre alle frequenti situazioni di conflitto, si arriva in alcuni casi a pericolosi meccanismi di part time a catena, quando in seguito alla trasformazione del rapporto di lavoro di un dipendente i colleghi decidono, in segno di protesta, di esercitare il medesimo diritto nelle stesse forme, proprio per evitare carichi di lavoro che a lungo termine diventerebbero insostenibili.
  • In tutte le Aziende sanitarie le Direzioni infermieristiche e tecniche hanno utilizzato lo strumento del part time tentando di conciliare le esigenze dell’organizzazione con quelle del lavoratore e nel contempo di individuare soluzioni che non creino conflitti irrisolvibili e/o ricorsi alle vie giurisdizionali. Il denominatore comune a tutte le Direzioni è rappresentato dal concetto che il part time è vissuto come un problema organizzativo ed è difficile coniugare tale opportunità lavorativa con realtà sanitarie che devono garantire servizi continuativi nelle 24 ore. Il part time ha richiesto a quasi tutte le Aziende un processo di re-engineering e l’adozione di specifiche strategie (utilizzo di altri istituti contrattuali, inserimento in situazioni lavorative compatibili, personalizzazione del rapporto orario/attività, ascolto e considerazione nei confronti del dipendente).
  • Le soluzioni organizzative utilizzate dalle Aziende per migliorare la gestione del proprio personale a tempo parziale sono risultate in ordine di frequenza: mappatura dei posti previsti con orario part time, riorganizzazione interna dell’Unità operativa in merito alle attività, inserimento del dipendente in Unità operative con orari compatibili, compensazioni dell’organico con nuove assunzioni.

 

Data di pubblicazione:
25/09/2004
Tipo di pubblicazione:
rapporti, linee guida, documenti tecnici
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ultima modifica 2019-01-17T18:08:56+02:00
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