Dossier n. 3/1990 - Il rumore nella ceramica: prevenzione e bonifica

Descrizione/Abstract:

Da molti anni e con apprezzabili risultati sia sul piano conoscitivo che trasformativo, i Servizi di prevenzione delle Usl dell´Emilia-Romagna operano nel comparto della ceramica.

Si tratta di un comparto produttivo di notevoli dimensioni sia sotto il profilo della rilevanza economica e occupazionale (circa 24.000 addetti in Emilia-Romagna) che sotto il profilo dei rischi ambientali e lavorativi. Proprio per questo duplice aspetto, che peraltro in alcune realtà locali caratterizza in modo quasi unidimensionale le strutture produttive locali, l´impegno dei Servizi di prevenzione (prima dei Consorzi intercomunali poi delle Usl), è stato continuativo nel tempo e progressivamente rivolto all´insieme dei rischi presenti: dal rischio di saturnismo al rumore, agli infortuni sul lavoro.

Di questo impegno le tappe più significative sono rappresentate dall´attività di indagine sulla gravita e diffusione del rischio di esposizione a piombo dei lavoratori ceramisti e dai successivi interventi di prevenzione e risanamento ambientale che, a partire dagli anni ´70, hanno progressivamente consentito di estirpare quasi totalmente la piaga del saturnismo dalla nostra regione. Di tali risultati è stata data peraltro ampia informazione sia mediante un´articolata ed autorevole presenza degli operatori nel dibattito tecnico-scientifico in occasione di convegni e congressi italiani e internazionali (1) sia attraverso apposite pubblicazioni edite dalla Regione e dagli Enti locali (2).

Successivamente, anche in relazione agli obiettivi definiti dalla programmazione sanitaria locale e regionale (3), l´intervento di prevenzione si è esteso ad altri fattori e/o situazioni di rischio di specifica rilevanza per il comparto, investendo sia fenomeni di particolare gravita come gli infortuni (4), sia la condizione lavorativa della donna in gravidanza (5), sia più complessivamente i problemi connessi al monitoraggio ambientale e biologico delle situazioni a maggior rischio, realizzando tra l´altro forme specifiche di informazione e documentazione sull´innovazione tecnologica, sulle potenzialità di bonifica e risanamento (6).

A questa attività di conoscenza e bonifica degli ambienti di lavoro, non è stato peraltro estraneo il sistema delle imprese operanti nel comparto che, al di là delle forme più o meno estese di conflittualità presenti nelle relazioni industriali, hanno in generale positivamente concorso al miglioramento della situazione ambientale; così come un concorso fondamentale è venuto dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori che in modo consistente hanno sviluppato iniziative nel settore, sia sul piano della contrattazione che più in generale dell´assetto produttivo e territoriale.

Uno dei fattori di rischio indagati, caratterizzati da estesa diffusione ma anche da situazioni di particolare gravita, è rappresentato dal rumore; rischio che, anche nel comparto ceramico, presenta un elevato numero di lavoratori esposti ed una significativa consistenza di malattie professionali (7).

Soprattutto negli ultimi anni, proprio sui rischi derivanti dall´esposizione professionale a rumore industriale, crescente è stato l´impegno delle Usl e della Regione; impegno che è approdato a rilevanti risultati sia sul piano tecnico-scientifico (8) che della bonifica delle situazioni lavorative.

A partire dalla ricca esperienza realizzata nel comparto ceramico da un lato, e dall´altrettanto ricca esperienza realizzata dai Servizi di prevenzione sul "rischio rumore" - entrambe peraltro riconducibili alle priorità definite dal II Piano sanitario regionale (9) - si è programmato ed avviato un vero e proprio piano mirato di prevenzione volto ad individuare e bonificare le situazioni lavorative del comparto, in cui diffusi ed elevati sono i rischi professionali da rumore.

Aggiornate ed approfondite indagini ambientali sull´inquinamento acustico nei vari reparti del comparto, avevano evidenziato negli anni passati, pur con ampi differenziazioni, la presenza di elevati livelli di esposizione a rumore. Dette situazioni di esposizione professionale costituivano peraltro la causa di un elevato numero di ipoacusie da rumore riconosciute dall´Inail come malattie professionali. Basti pensare che solo in Emilia-Romagna, nell´arco di un decennio (10) sono state 1200 le rendite erogate dall´Istituto assicuratore.

Rispetto a tale fenomeno molti sono stati gli studi e le ricerche condotti nell´ambito di iniziative rivolte al comparto ceramico. Colpisce tuttavia, scorrendo gli atti dei più importanti convegni realizzati nel settore (11), una certa ripetitività di dati e di considerazioni relativamente al rumore, non riscontrabile in riferimento ad altri fattori di rischio, rispetto ai quali - invece - si avverte il mutamento, anche assai rapido, della situazione aziendale.

La ipoacusia da rumore era ed è la più diffusa malattia professionale del comparto, così come, peraltro, di altri settori manifatturieri ad elevata rumorosità; ciò nonostante una diminuzione della patologia, a differenza di quanto è accaduto per altre patologie professionali tipiche di questo comparto industriale, non si è ancora delineata in termini apprezzabili.

Osservando infatti i risultati degli accertamenti sanitari periodici effettuati dai Servizi ad operai ceramisti (12) si rileva come la prevalenza delle forme più gravi di ipoacusia da rumore, indennizzabili dall´Inail, resti praticamente invariata nel tempo, mentre diminuisce in modo significativo la prevalenza di silicosi, di bronchite cronica ostruttiva e restano assai contenuti i livelli di esposizione a piombo.

Quello della ceramica, dunque, nonostante le massicce ristrutturazioni, resta un comparto rumoroso, non significativamente diverso sotto questo aspetto dalla ceramica di ieri, anche se il mutamento della tecnologia ha modificato la mappa del rumore e le sue caratteristiche: in alcuni reparti i livelli appaiono diminuiti, mentre sono aumentati in altri, così come sono comparsi rumori impulsivi laddove questi erano assenti.

Le cause del permanere di questo fattore di rischio in un settore che pure ha sostanzialmente bonificato nei luoghi di lavoro l´inquinamento da polveri aerodisperse (così importante fino a non molti anni fa), sono state sostanzialmente due: l´introduzione di impianti non insonorizzati e la loro concentrazione nello spazio.

Per quanto concerne in particolare il primo aspetto va sottolineato come persista nel mercato, in carenza di vincoli esterni, la prassi di un´attività di progettazione e di produzione di impianti caratterizzata unicamente da un tipo di domanda orientata all´efficienza produttiva della macchina e solo in parte alla sua sicurezza e alla intensità del rumore prodotto (13).

Vi sono, è vero, eccezioni alla regola: aziende sensibili, che hanno effettuato importanti interventi di bonifica; il passaggio da una interessante sperimentazione individuale alla generalizzazione dell´adozione di bonifiche è tuttavia ancora una prospettiva, la cui realizzazione passa anche attraverso l´adozione e la generalizzazione di vincoli normativi.

Basti pensare, a questo riguardo, come la fase decisiva per la riduzione dell´inquinamento da aerodispersi all´interno e all´esterno del luogo di lavoro, sia stata rappresentata dal varo del decreto attuativo della legge 615/66, che impose alle aziende l´installazione di impianti di abbattimento. E´ pur vero che l´applicazione di tale normativa fu resa efficace nel comprensorio delle ceramiche, da un vasto movimento costruito da amministrazioni pubbliche, organizzazioni sindacali, lavoratori, cittadini; tuttavia se, come sempre, la partecipazione ebbe una funzione fondamentale di accelerazione, il vincolo legislativo risultò determinante.

Per quanto concerne il contenimento del rumore nei luoghi di lavoro esiste un dettato di legge (art. 24 del Dpr 303/56) che pur nella sua estrema concisione, circostanzia con chiarezza il problema: laddove il rumore sia dannoso ai lavoratori, occorre adottare le misure di bonifica tecnicamente possibili per ridurlo. Non sfugge tuttavia la difficoltà di applicazione, situazione per situazione, di questa norma e le contestazioni che esso può far sorgere: chi stabilisce che una determinata rumorosità sia dannosa ai lavoratori? Quali sono le bonifiche tecnicamente possibili?

Si tratta di problemi di grande rilevanza oltreché giuridica, operativa; problemi che comunque, al di là dell´aggiornamento del quadro di riferimento normativo, impongono adeguati livelli di qualificazione e approfondimento tecnico-scientifico.

Il Convegno, promosso congiuntamente dalle Usi e dalla Regione (14) nel febbraio 1990 ha cercato di fornire risposte a queste domande, prendendo le mosse da un´esperienza del Servizio di medicina preventiva e igiene del lavoro dell´Usl di Scandiano e dalla volontà comune dei Servizi del gruppo regionale ceramica (15) di dare maggiore incisività al loro operato in tema di prevenzione dei danni da rumore.

Con specifico riferimento all´esperienza del Servizio di medicina del lavoro di Scandiano, a distanza di alcuni anni dall´ultima campagna di rilevazione dei livelli di rumorosità in ceramica, i cui risultati furono presentati al convegno di Casalgrande (11), si ritenne opportuno proporre nuovamente un piano di misure, per indagare se e come le modifiche tecnologiche intercorse avessero cambiato la mappa del rumore in questo comparto.

Rispetto al passato, due sono stati i cambiamenti metodologici rilevanti apportati alle procedure già adottate: l´effettuazione del campionamento dei reparti in cui intervenire con criteri statisticamente rigorosi in modo da ottenere un campione rappresentativo dell´intera realtà del comparto; la misurazione dei livelli di esposizione dei lavoratori per mezzo di dosimetri applicati per l´intero turno di lavoro a un numero significativo di operatori.

Si sono ottenuti così, con ragionevole attendibilità, i livelli medi di esposizione in tutti i reparti della ceramica. Insieme, come era già stato fatto in passato, si sono misurati i livelli di emissione sonora delle diverse fonti.

Accanto alla misura del fattore di rischio si è provveduto altresì alla revisione del quadro dei danni che il rumore provoca all´organo di senso. E´ stato così effettuato un riesame dei tracciati audiometrici eseguiti negli ultimi due anni a lavoratori ceramisti avendo cura in particolare di selezionare i lavoratori senza pregresse esposizioni professionali a rumore al di fuori del comparto e tra questi più selettivamente i lavoratori con esperienza lavorativa in reparti con livelli di esposizione inferiori a 90 Leq A.

Si sono così studiati senza ragionevoli possibilità di dubbio gli effetti del rumore da ceramica e in particolare del rumore compreso tra 85 e 90 Leq A livelli tra i quali si colloca la grande maggioranza di reparti.

La documentazione e lo studio delle bonifiche effettuate o possibili è stato il terzo obiettivo di questo piano di lavoro. Nel corso dei sopralluoghi e dei rilevamenti di rumorosità si è osservato discusso indagato giungendo ad alcune conclusioni:

  • esiste una mole rilevante di bonifiche tecnicamente possibili: di fatto sono state realizzate in modo spontaneo o su indicazione del Servizio da molte aziende distribuite su tutto il territorio;
  • queste bonifiche tuttavia sono lungi dall´essere generalizzate nel comparto. Coesistono così in aziende vicine macchine analoghe insonorizzate e non; attenzione al problema e totale disinformazione;
  • per ottenere in tempi ragionevoli la generalizzazione delle bonifiche a tutto il comparto occorre l´introduzione di un vincolo esterno.

E´ iniziata così una riflessione non più circoscritta alla realtà di Scandiano ma comune a tutti i Servizi del gruppo regionale ceramica.

Fino a tempi recenti il rumore è stato considerato in azienda da parte di tutti i soggetti interessati un fattore di rischio più "tollerabile" di altri.

Certamente non sono mancate denunce di disagio da parte dei lavoratori ne concrete iniziative contrattuali da parte di alcuni consigli di fabbrica così come non sono mancate direzioni aziendali che hanno affrontato il problema. Tuttavia non è diventato operante un orientamento culturale complessivo tale da considerare inaccettabile l´introduzione nelle aziende di macchine particolarmente rumorose e più in generale tale da considerare il rumore alla stregua degli altri fattori inquinanti da combattere.

Occorre al contrario, anche in questo campo, operare perché si affermi una mentalità orientata ai problemi di una piena tutela della salute; in tale prospettiva le iniziative da intraprendere sono molto articolate e riconducibili a diversi soggetti: imprese, lavoratori e loro rispettive organizzazioni, magistratura, servizi di prevenzione.

Questi ultimi coordinati dal gruppo regionale ceramica hanno fornito un particolare contributo per un più ampio controllo ambientale e sanitario nonché per una più estesa opera di bonifica degli ambienti di lavoro, predisponendo uno schema di riferimento generale in ordine alla tipologia di prescrizioni che, sulla base della normativa vigente, delle tecnologie usate e dell´esperienza realizzate, sono utili al contenimento e all´eliminazione del rischio rumore in ceramica.

Si tratta di un contributo di particolare rilevanza non solo per la crescente esigenza di omogeneizzare il più possibile le procedure ed i comportamenti degli organi di vigilanza ma anche soprattutto per la domanda sempre più estesa di indicazioni tecniche e operative utili alla bonifica concreta degli ambienti di lavoro.

L´ipotesi di un atto prescrittivo rivolto a tutte le aziende ceramiche della regione, finalizzato alla bonifica delle macchine e impianti rumorosi, è l´oggetto specifico dell´operato del gruppo regionale ceramica, cui gli studi effettuati in passato (16) hanno fornito un supporto conoscitivo ampio e documentato.

Siamo del tutto consapevoli che l´emanazione di atti prescrittivi non è che una parte di una ben più ampia attività di prevenzione e che, come tale, potrebbe risultare di poca importanza laddove non divenisse un contributo alla promozione di comportamenti di attiva tutela della salute collettiva.

Almeno due tipi di cause possono infatti vanificare l´efficacia di una prescrizione, pur formalmente applicata: la modifica tecnologica degli impianti con l´introduzione di nuove fonti rumorose; l´incuria gestionale che può rendere inefficaci le bonifiche introdotte.

Per contrastare la prima i Servizi dispongono dello strumento del parere obbligatorio in caso di notifica di nuovi insediamenti produttivi o di ristrutturazioni aziendali; strumento con il quale è possibile vincolare l´azienda a precise garanzie di contenimento del rumore, in modo che divenga pratica corrente l´utilizzo di macchine insonorizzate.

Per quanto riguarda il secondo aspetto (l´incuria gestionale) è impensabile che sia sufficiente la vigilanza esercitata da un ristretto numero di operatori nel controllo della quotidiana applicazione delle norme di sicurezza e di igiene del lavoro. E´ questo, piuttosto, il terreno di esercizio della responsabile attenzione dei preposti, del personale di manutenzione, dei delegati sindacali, di tutti i lavoratori. E´ evidente che tali condizioni possono realizzarsi solo nelle realtà produttive dove la struttura aziendale nel suo complesso è attenta ai problemi della sicurezza e alla crescita di una cultura industriale che consideri la tutela della salute una delle variabili fondamentali da considerare in sede di progettazione e di organizzazione del lavoro.

Nel sottoporre all´attenzione di quanti sono interessati a questo problema, l´ipotesi di un atto prescrittivo generale sul rumore in ceramica, ne vorremmo evidenziare i caratteri costitutivi al di là della valenza amministrativa che operativamente ha assunto.

Del materiale contenuto nelle pagine seguenti, frutto di un pluriennale lavoro di approfondimento da parte degli operatori del gruppo regionale ceramica, vorremmo in particolare sottolineare due aspetti caratterizzanti.

In primo luogo la standardizzazione di criteri e di modalità operative da parte dei Servizi di prevenzione che costituisce un ulteriore, elemento di consolidamento di metodologie operative omogenee sull´intero territorio regionale nella prospettiva, più volte sollecitata dalle stesse forze sociali, di assicurare comportamenti uniformi nello svolgimento delle funzioni di vigilanza e più in generale nelle attività di prevenzione.

In secondo luogo il carattere non meramente ispettivo o "fiscale" delle soluzioni tecniche ed amministrative prospettate.

Emerge infatti con forza, dal lavoro approntato dal gruppo regionale ceramica e dalla stessa parte II del presente elaborato (che contiene le proposte e le indicazioni di bonifica negli ambienti lavorativi), la funzione di orientamento tecnico-operativo che i Servizi di prevenzione delle Usi possono e debbono svolgere nei confronti delle aziende, pur lasciando a queste ultime la discreionalità di adottare soluzioni tecniche e impiantistiche anche diverse, se e in quanto, altrettanto efficaci.

Si tratta di un´impostazione che pienamente si muove nell´ambito di un orientamento istituzionale e culturale secondo cui ciò che va maggiormente esteso, valorizzato e qualificato nell´attività dei Servizi di prevenzione, non è tanto la loro funzione di "polizia" quanto quel ruolo di tipo regolativo e di coordinamento tecnico-operativo, per svolgere il quale diviene fondamentale la concreta capacità propositiva per un effettivo risanamento degli impianti e delle situazioni ambientali.

Un´impostazione largamente perseguita nella nostra regione, nella piena consapevolezza che "non esistono più le condizioni, nel sistema attuale caratterizzato dalla massima complessità, per controllare i livelli di sicurezza di salute collettiva, per tutelare l´ambiente, sulla base di un impianto operativo e prima ancora concettuale, fondato sul binomio controllore-controllato, su un´attività di vigilanza intesa prevalentemente come attività di polizia" (17).

In questa prospettiva, in piena consonanza con le indicazioni metodologiche e politico-istituzionali scaturite dalle recenti indagini parlamentari sullo stato dei Servizi di prevenzione, ci sentiamo in Emilia-Romagna impegnati (come peraltro formalmente definito dal II Piano sanitario regionale) a qualificare ulteriormente la capacità tecnica dei Servizi delle Usl e conseguentemente la loro concreta attitudine nel fornire ai lavoratori ed al sistema delle imprese uno specifico contributo di tip o proposit i vo sulle modalità e le forme concrete di bonifica ambientale.

Il traguardo era e rimane un sistema di prevenzione che trovi il suo fondamento (istituzionale oltreché tecnico) nei Servizi di prevenzione delle Usl ma che in modo molto più articolato e responsabilizzante "dal momento della produzione a quello del consumo, sia capace di impegnare, di mobilitare energie, attenzioni, responsabilità ben più ampie e differenziate che comunque non possono non investire sia i diversi livelli della società civile che quelli dell´organizzazione statuale" (18).


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(1) Atti del Convegno "Ceramica salute ambiente", Sassuolo, 1979; Atti del 40° Congresso della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Parma, 1980; Convegno "Ceramica e Salute" svoltasi a Casalgrande (RE) nel 1984.

(2) Cfr. tra l´altro le pubblicazioni edite dalla Regione Emilia-Romagna:
Collana Studi e Documentazioni:
n. 17, Intossicazione da piombo e rischio di saturnismo nell´industria, Bologna, 1975.
n. 22, Intossicazione da piombo nell´industria. Primi risultati del progetto speciale contro il saturnismo, Bologna, 1977.
n. 34, La prevenzione del saturnismo nelle industrie ceramiche, Bologna, 1980.
Collana Contributi:
n. 5, Le lavorazioni ceramiche di decoro a mano e terzo fuoco. Indagine conoscitiva nelle province di Modena e Reggio Emilia, Vignola, 1983.
n. 11, I rischi da lavoro in gravidanza, Scandiano, 1985. Atti del Convegno "Ceramica Salute e Ambiente", Sassuolo, 1980.

(3) Cfr. L.R. n. 6 del 7 febbraio 1981 "Piano sanitario regionale dell´Emilia-Romagna per il triennio 1981-83".

(4) Regione Emilia-Romagna, Collana Contributi n. 16, Prevenzione degli infortuni in ceramica, Scandiano, 1986.

(5) Regione Emilia-Romagna, Collana Contributi n. 11, I rischi da lavoro in gravidanza, Scandiano, 1985.

(6) Regione Emilia-Romagna, Assessorato alla Sanità, II lavoro in ceramica. Rischi e danni, n. 1, 1983; n. 2, 1983; n. 3, 1984; n. 4, 1985.

(7) Una ricerca sul rischio rumore in ceramica effettuata nel 1985, stima in 9.000 gli addetti esposti. Cfr. Atti Convegno "dBA. Il rumore industriale: prevenzione e bonifica in ambiente di lavoro", Modena, 1985.

(8) Cfr. tra l´altro le pubblicazioni edite dalla Regione Emilia-Romagna:
Collana Studi e Documentazioni:
n. 21, I rischi professionali da rumore, Bologna, 1976.
Collana Contributi:
n. 2, La prevenzione dei danni da rumore. Indicazioni metodologiche ed organizzative, Reggio Emilia, 1983.
n. 17, La soglia uditiva di soggetti non esposti a rumore professionale, Imola, 1987.
Atti del Convegno "dBA. Il rumore industriale: prevenzione e bonifica in ambiente di lavoro". Regione Emilia-Romagna, Usi 16 , Modena, 1985.

(9) Cfr. L.R. n. 15 del 9 marzo 1990 "Piano sanitario della Regione Emilia-Romagna per il triennio 1990-92". Si veda in particolare nell´allegato A2: "piano mirato rumore".

(10) Tavola 1. Rendite per ipoacusie da rumore erogate dall´Inail a lavoratori ceramisti nelle provincie di Reggio Emilia e Modena, in Emilia-Romagna, in Italia. Distribuzione per "anno-evento".

(11) Cfr. in particolare gli Atti del Convegno di Casalgrande (RE) del 1984.

(12) Tavola 2. Prevalenza di silicosi, di bronchite cronica ostruttiva (S.O.), di ipoacusie indennizzabili osservate dai Servizi delle Usl di Imola, Scandiano, Sassuolo, Vignola tra i lavoratori ceramisti, negli anni considerati.

(13) Per fare un esempio alla mostra internazionale dei produttori di impianti le linee di levigatura (la cui rumorosità è nettamente superiore a 90 Leq A) sono state presentate senza interventi di insonorizzazione, anche quando questi ultimi sono disponibili e previsti come optional, dalla stessa azienda produttrice.

(14) Unità sanitarie locali di: Scandiano, Castelnovo ne´ Monti, Sassuolo, Vignola, Imola, Faenza - Regione Emilia-Romagna, Atti del Convegno regionale "II rumore nella ceramica per piastrelle: livelli, danni, risanamento", Casalgrande (RE), 1990.

(15) Trattasi di un gruppo tecnico interservizi che la Regione ha da tempo attivato per meglio coordinare le iniziative dei Servizi di medicina preventiva e igiene del lavoro nel settore ceramico.

(16) In particolare da parte dei Servizio di medicina preventiva e igiene del lavoro di Scandiano.

(17) Cfr. Camera dei Deputati - Atti Parlamentari - X Legislatura, indagine conoscitiva sulla rete di prevenzione dei rischi produttivi, lavorativi e ambientali: strutture e funzionamento, luglio 1989.

(18) Op. cit. nota 17, pag. 164.

 

Data di pubblicazione:
01/08/1990
Tipo di pubblicazione:
rapporti, linee guida, documenti tecnici
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ultima modifica 2013-02-15T16:40:00+01:00
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